Claudio Montini
COSE CHE CAPITANO AI VIVI
(2023) Gemini Grafica Editrice
Collana: La nuova generazione
ISBN 9788897742890
Riflessioni in presa diretta, canzoni e altri deliri grafici
COSE CHE CAPITANO AI VIVI
(2023) Gemini Grafica Editrice
Collana: La nuova generazione
ISBN 9788897742890
LUPO SENZA BANDIERA
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ISBN 1230007003424 (epub2) kobo.com
Paperback/cartaceo
ISBN 9798865651222 solo su amazon.it + amazon.com
Anno di edizione 2023
Le sabbie di Marte di Arthur Charles Clarke (1951)
Edizione speciale Oscar Mondadori 2015
di Claudio Montini
Raccontare una storia è come salire su un'astronave per viaggiare nel tempo e nello spazio: è lo strumento più inafferrabile, più inattaccabile, inossidabile di cui l'uomo di ogni epoca storica sia stato in grado di dotarsi.
Il ragionamento è valido anche nella prospettiva degli ascoltatori o dei lettori, poichè consente loro di essere contemporaneamente in due distinti punti dell'universo, reale o virtuale che sia.
Gli ingredienti, le strutture, gli schemi, al netto della lingua peculiare del narratore stesso, sono i medesimi dagli esordi o, se preferite, dall'invenzione della necessità di trasmettere alle generazioni successive la memoria o la testimonianza della propria esistenza: cambiano i contesti storici, forse gli scenari o i fondali contro cui recitano la loro parte i vari personaggi ma i temi rappresentati sono sempre uguali, pur risentendo del gusto o delle mode contingenti all'epoca in cui le storie mitiche e i poemi e i romanzi vengono prodotti.
Anche LE SABBIE DI MARTE (1951, prima edizione UK "The sands of Mars"; 1952 prima edizione italiana per i tipi di Arnoldo Mondadori Editore in Milano, nella collana Urania) di Arthur Charles Clarke non sfugge a questo paradigma di massima sebbene sia stato il titolo che ha inaugurato una fortunatissima collana di romanzi di fantascienza, o meglio, di narrativa avventurosa con ambientazione scientifica e tecnologica, I romanzi di Urania, i quali hanno spesso e volentieri anticipato scenari e sviluppi determinatisi nei decenni successivi, usando la leva immaginifica e fantastica sulla mole di dati e scoperte e invenzioni che la corsa allo spazio e allo sfruttamento dell'energia atomica mettevano a disposizione di narratori brillanti e ben addestrati da una solida cultura letteraria classica.
LE SABBIE DI MARTE non è soltanto un romanzo di fantascienza, tempietto per appassionati del genere e dell'inverosimile così come dell'eccezionale ma impossibile, da relegare a prodotto di serie "B" o a passatempo da ombrellone in spiaggia: è un romanzo nel senso più pieno del termine e figlio legittimo dei suoi tempi, con una vicenda sicuramente calata in un una realtà più lontana nel tempo e nello spazio (l'azione si svolge in un domani non specificato e addirittura sulla superficie di un'altro pianeta del sistema solare) che, tuttavia, si rivela specchio della natura umana così come lo sono stati i prodotti degli autori britannici e francesi e anche italiani pubblicati negli ottant'anni che hanno preceduto la sua uscita.
Clarke, noto ai più per essere l'autore del racconto 2001: odissea nello spazio (divenuto romanzo solo alcuni anni dopo la realizzazione dell'omonimo lungometraggio diretto da Stanley Kubrick), pagina dopo pagina, si rivela come uno squisito autore britannico ottocentesco poco vittoriano, privo di sussiego e paludamenti retorici (merito anche della traduzione di Maria Gallone, per l'edizione speciale del 2014 nel catalogo degli Oscar Mondadori?), cioè ricco di agilità e freschezza e ritmo incalzante ovvero una scioltezza e scorrevolezza narrativa invidiabile anche dai narratori moderni e contemporanei, incapaci (a mio parere) di imitare il suo stile esatto come un'equazione di Maxwell (con cui aveva dimestichezza dati i suoi studi universitari compiuti grazie a una borsa di studio per meriti di guerra: per inciso, Arthur Clarke aveva servito nella RAF come addetto al radar e aveva anche contribuito al miglioramento dell'efficienza dello strumento stesso) miscelato alla immediata fruibilità o sagacia del miglior Dickens o del più ispirato Oscar Wilde.
Infatti, l'occhio indagatore o di ripresa non è puntato sulla macchina o sullo spazio extraterrestre o sulla paura dell'una o dell'altra cosa, bensì sulla rinata curiosità dell'essere umano e sulla sua propensione a spostare in avanti il confine e in alto il limite delle proprie capacità, facendo sì che diventi casa e patria anche un mondo lontanissimo, totalmente diverso da quello natio, spesso ostile e ignoto e apparentemente vuoto rispetto ai canoni con cui si definiscono gli organismi viventi.
In estrema sintesi, questo è anche il compito del protagonista, giornalista e scrittore di romanzi di fantascienza (quale ironia: non della sorte ma tipicamente e sottilmente britannica!), incaricato dai mezzi d'informazione terrestri di documentare i progressi della colonizzazione marziana e della qualità dei viaggi interplanetari di linea destinati a collegare stabilmente i due pianeti: infatti egli è imbarcato sull'astronave a propulsione atomica battezzata col nome greco del pianeta rosso, Ares.
Viaggio e soggiorno saranno formativi e rivoluzionari per lo scrittore in questione, poiché riuscirà a fare pace col suo passato e a intravedere un nuovo futuro per sé proprio lì, lontano dalla Terra.
Il messaggio di LE SABBIE DI MARTE è quanto mai esplicito, come si usava in molte opere del romanticismo inglese e del positivismo francese di fine XIX secolo: il progresso tecnologico e il radioso futuro che ci attende aiuteranno la specie umana a superare tutte le difficoltà e le brutture cui è andata incontro nel recente passato, compresa la II guerra mondiale e il difficile dopoguerra che ne è seguito sia sul piano economico che politico.
Non si deve dimenticare che il libro esce a soli sei anni dalla fine degli eventi bellici più devastanti del secolo breve, i quali hanno stremato l'economia e la popolazione dell'Impero britannico, non solo quelli dei nemici sconfitti: c'è voglia di riscatto, di libertà, di benessere da ritrovare insieme a cose nuove da sognare, perchè no?
Come tradizione anglosassone, per cui le opere letterarie degne di questa etichetta, devono avere una morale, devono insegnare qualcosa, devono indicare una via d'uscita lecita verso la felicità del genere umano: questo compito implicito, Arthur C. Clarke lo svolge egregiamente avvolgendo il lettore, tanto contemporaneo quanto posteriore a lui stesso, in un una trama avvincente ma anche sobria e agile al punto che anche il lettore più distratto, o discontinuo, ritroverà sempre il filo del discorso e inquadrerà la scena in atto, come se stesse assistendo a teatro a una rappresentazione dai tempi serrati e gli arredi e le scene essenziali ma funzionali agli sviluppi della vicenda narrata.
Alla fine, si esce e si uscirà dal teatro e dalle pagine di LE SABBIE DI MARTE (1951) di Arthur Charles Clarke (1917-2008), con la netta sensazione di aver capito meglio qualcosa di noi stessi come elementi della civiltà degli esseri umani più che come semplici spettatori di una escursione oltre i confini della realtà, a bordo delle ali della fantasia.
©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di Orazio Nullo
ATTO DI FEDE
©2022 Testo di Claudio Montini ©2014 Immagine di Augusta Belloni
Pier Emilio Castoldi
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI
Le Mille e Una Pagina Editore (2021)
Una bella storia d'amore, morte e libertà
di Claudio Montini
Un capolavoro è tale, specialmente in letteratura, se al termine della lettura si è disposti a rileggerlo da capo e per intero, come se fosse la prima volta che si vada oltre la copertina.
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021), composta e diretta da Pier Emilio Castoldi con rara maestria, eleganza e ciglio asciutto, è un capolavoro per un elevato numero di ragioni e tutte squisitamente letterarie: per la trama; per gli scenari tanto immaginari e così altrettanto veri; per la lingua curatissima eppure di facile ascolto; per il ritmo e il tono e lo stile della narrazione capace di essere lirica e didascalica, senza indulgere troppo nell'una o nell'altra cosa e senza perdere fascino e magia; per il profilo netto e intellegibile dei personaggi maggiori e minori che compongono il coro di questa tragedia greca e che, come quello, declamano la morale universale sottesa in tutta la storia e rivelata, solo alla fine, dall'unico personaggio davvero degno di essere definito essere umano perchè capace di amare oltre ogni apparenza, oltre ogni pregiudizio, oltre ogni ombra.
Se ve la vendono come la storia di un pazzo che sogna di riavvolgere il tempo, convinto di trovare il punto in cui le cose hanno cominciato ad andare male, quasi sicuro di ripararle e farle andare per il verso giusto, non credeteci: Teo Morini è un sognatore ma non è un pazzo, è un'anima pura e fragile ma lucida e capace di amare il suo prossimo al punto tale da aborrire l'idea farlo soffrire in qualunque modo, uno spirito generoso e giusto e libero che la vita ha tormentato fin troppo.
Castoldi, con LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI, offre al lettore una bella storia d'amore, morte e libertà in pieno stile neorealista ma nel senso primigenio del termine, ovvero di stile opposto a quello finto e sofisticato dell'era dei telefoni bianchi, della retorica di partito e di massa dello storicismo e del narcisismo calato nella letteratura d'evasione come una cappa soffocante ogni entusiasmo per la lettura e la fantasia.
Gli anni in cui si svolge la storia sono proprio quelli in cui nasce e si sviluppa quella corrente cinematografica e letteraria, c'è un fiume e un piccolo paese di pianura come ce ne sono tanti: ma, appunto, recuperando lo spirito degli esordi del neorealismo e saldandolo con il gusto per la musicalità intrinseca della frase scritta e detta, compiendo cioè la stessa operazione che il progressive rock ha tentato sul finire degli anni Sessanta del XX secolo, l'autore lomellino di nascita riesce a confezionare un periodare ritmico e sinfonico e armonico, mai greve e mai banale e mai noioso, capace di riconciliare con la bella letteratura italiana anche il più svogliato e recalcitrante dei lettori entusiasmando ed emozionando, allo stesso tempo, quelli più avvezzi a volare via dalle brutture della realtà quotidiana tuffandosi tra le righe di un libro.
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021) non si può riassumere, sarebbe un delitto che non si merita: è una storia di una fluidità, una scorrevolezza, una piacevole lievità (simile alla più magistrale delle sfogliatelle o del più fragrante millesimato con bollicine) che non si può fare altro leggerla liberando la mente da qualsiasi pregiudizio, liberando il cuore da ogni stereotipo, lasciandosi cullare dalla successione dei quadri narrativi esattamente come si fa con una sinfonia: la magia della letteratura accadrà da sé e sentirete echi di Pavese, Bacchelli, Fenoglio, Piero Chiara, Guareschi, Zavattini fino ad arrivare ad Andrea Vitali, passando persino per Pasolini cui sarebbe piaciuto, forse, il soggetto per un film ma avrebbe anche applaudito il risultato raggiunto da Pier Emilio Castoldi, ovvero quello di avere reso attuale e aggiornato lo stile e i temi cari alla tragedia greca, al romanticismo di fine Ottocento, alle tensioni di tutto il Novecento in cerca di una nuova modalità di comunicazione riguardo alle due anime contrapposte nello spirito del genere umano.
Non c'è nostalgia per il passato, non c'è giudizio, non c'è il messaggio rivoluzionario a tutti i costi: c'è l'umanità coi suoi pregi e i suoi difetti, tutti rappresentati; c'è il sogno per chi vuole sognare; ci sono lacrime di commozione per la tenerezza e il garbo e il pudore con cui si racconta l'amore, così come si racconta il dispiacere per non avere capito in tempo; c'è la consapevolezza che comunque la vita va avanti, come la strada oltre il ponte oppure oltre una curva o un punto in cui è accaduto qualcosa che ci ha fatto male: bisogna non avere paura di passare oltre e correre incontro al futuro.
©2022 testo e foto di Claudio Montini
Da tempo non pensavo più a te.
Guardavo al passato e non c'eri:
eppure tra tutte le cose capitate,
vittorie o sconfitte e mille mestieri,
eri l'unica a far degna d'esser vissuta
l'intera teoria d'albe e tramonti e nottate
affastellate alla rinfusa o a ragion veduta
sulle mie spalle sferzate e sgraziate.
Domani è un altro giorno, avanti Savoia!
Fai ciò che puoi senza aspettare alcuna gioia.
Dai ciò che hai senza aspettare ricompensa:
per i servi, solo briciole cadute dalla mensa.
Amare il prossimo più di me stesso,
questo il reato che mi sono contestato.
Non ho più scampo né via di fuga adesso,
fuorché il mondo fittizio che ho inventato.
Ho rubato fiumi di parole a secchiate
mescolandole a desideri e sogni bislacchi:
le ho condite, farcite, distese e tagliate,
le ho cucite con spago e carta da pacchi
Domani è un altro giorno, avanti Savoia!
Fai ciò che puoi senza aspettare alcuna gioia.
Dai ciò che hai senza aspettare ricompensa:
per i servi, solo briciole cadute dalla mensa.
Mi rimetto, contrito, alla clemenza della corte,
sebbene reputi linda e innocente la coscienza:
ho fretta, si badi, non ansia di sapere la mia sorte,
sebbene il destino non difetti affatto di pazienza.
Intanto sogno, sì, sogno sempre in grande:
Il futuro, breve o lungo, è un foglio bianco
sul quale una storia o una poesia si stende
per rifocillare e nutrire anche l'occhio stanco.
Antifona d'ingresso
Inizia la seconda stagione del Notturno: mettevi comodi e ne leggerete una per colore...
©2022 Testo di Claudio Montini © 2014 Immagine di Augusta Belloni
(La prima stagione è consultabile su www.gemelli66.blogspot.com)